It’s evaluation time, for the RCCE project team.
Below is an article by the national coordinator, on the results achieved by the dialogue started in the circles organized in Taviano (LE) and in Milan.
At the bottom, you can find a scheme that summarizes the events carried out within the project throughout Europe.
È tempo di bilanci, per il team del progetto RCCE.
Di seguito, un articolo del coordinatore nazionale, sui risultati raggiunti dal dialogo avviato nei circle organizzati a Taviano (LE) e a Milano.
Alla fine dell’articolo un link vi collega al quadro di sintesi degli eventi realizzati all’interno del progetto durante un anno in tutta Europa.
Dal punto di vista politico, economico e sociale il continente europeo vive un momento delicato e rischioso. Nell’estate del 2016 un referendum ha avuto l’effetto quasi-fisico di allontanare le coste dell’Inghilterra dal resto del continente, interrompendo un processo di costante integrazione tra gli stati europei che sembrava irreversibile; inoltre, il combinato delle crisi economica e migratoria ha dovunque fatto emergere nuove e vecchie paure.
Non esiste un quotidiano o un settimanale, un dibattito televisivo, chiacchiera al bar o in piazza che ad un certo punto non faccia riferimento ad uno di questi temi. Molto spesso, però, non si va oltre l’invettiva, lo slogan o forme stereotipate di rifiuto o di sostegno a tesi che, a prima vista, ci paiono sensate.
Ma cosa accadrebbe se si avesse la possibilità di parlare di Europa fuori dallo strepitio dei microfoni e lontano dal rumore di fondo della piazza o di un bar? Cosa accadrebbe se ci si potesse prendere un intero weekend e parlare in un contesto tranquillo, senza rischio di essere interrotti o attaccati, avendo tempo non solo per parlare ma anche e soprattutto per ascoltare l’opinione dell’altro?
È stata proprio questa la sfida del progetto Restorative Circles for Citizens in Europe, svoltosi in cinque stati europei e animato in Italia da DEMOSTENE Centro studi. Il progetto si è proposto di realizzare dei piccoli nuclei di dialogo in varie città, con persone della società civile, di età ed idee anche molto diverse, facendole sedere in cerchio e, attraverso un dialogo guidato ed ordinato secondo una precisa metodologia, prendersi il tempo per rispondere, singolarmente ed insieme, alla domanda “Cos’è l’Europa”.
In un mondo che fa della velocità la sua virtù, quella dei Restorative Circles è una metodologia controcorrente. Un circle richiede del tempo per preparare il clima, permettere ai partecipanti di conoscersi, scrivere insieme le linee guida del gruppo, comunicare i valori che ognuno ritiene importanti per entrare e restare nel cerchio. Sebbene tutto ciò possa dare l’impressione di sottrarre tempo al problema reale di cui si dovrebbe parlare, è proprio questa lenta preparazione a rendere possibile un dialogo profondo che superi la fase superficiale del mero dibattito.
La cosa straordinaria sperimentata da chi dialoga seguendo questo metodo è la tranquillità con cui è possibile esprimere qualunque idea e posizione, anche di assoluta minoranza, anche nettamente contraria a quella di altri componenti nel cerchio. La sensazione, cioè, di trovarsi in una zona sicura in cui potersi esprimere senza tatticismi.
Il procedere ordinato del testimone (un oggetto che, passando di mano in mano, offre a tutti diritto di parola) dà a ciascuno il tempo per riordinare le proprie idee, esprimerle, domandare agli altri partecipanti, narrare la sua personale vicenda, riprendere quanto già detto nel cerchio e utilizzarlo per rendere più chiari i propri pensieri. L’obiettivo non è quello di un accordo, di un annullamento delle differenze; dal cerchio si esce arricchiti e maggiormente consapevoli; si comprende come sia possibile la condivisione e la convivenza anche quando non ci risulta possibile accettare il punto di vista dell’altro.
E tutto questo lo si è sperimentato anche in questo progetto, parlando di Europa. I partecipanti, pur esprimendo idee molto diverse e a volte in conflitto, si sono sentiti liberi e sicuri di mettersi pienamente in gioco, per esprimere totalmente e sinceramente le loro opinioni su tutte le questioni poste al gruppo dai facilitatori. Indipendentemente dalle varie idee sulla “forma” che dovrebbero assumere le relazioni tra i vari stati, ciò che è stato chiaro nei due gruppi di partecipanti incontratisi a Taviano (in Puglia) e a Milano (in Lombardia) è come la storia di questa Europa, prima di essere la storia dei grandi politici e dei governanti, è una storia intessuta delle molteplici storie di tutti i cittadini di questo continente. I partecipanti adulti hanno ricordato l’esperienza migratoria di familiari ed amici che dall’Italia si diressero – negli anni ’60 e ’70 – verso Germania, Belgio e altri stati alla ricerca di lavoro. Tutti hanno parlato dei loro viaggi, delle città europee che hanno visitato o che vorrebbero visitare, delle amicizie sparse per il continente, delle esperienze di studio legate al progetto Erasmus.
Molto si è riflettuto sul concetto di Identità, sui suoi rischi, la sua fluidità ma anche la sua rigidità. Quanto di “europeo” fa ormai parte della nostra identità nazionale? Quanto di “italiano” nella comune koiné culturale europea? E quanto di italiano al contrario, non può che restare italiano, essere nostro, legato a questo stivale disteso nel mezzo del mediterraneo?
Troppo poco si sa di cosa la parola Europa davvero evochi nei cuori delle persone e quali ricordi, sensazioni, immagini, riflessioni susciti la condivisione con gli atri della nostra “idea di Europa”. Eppure è proprio da lì che occorrerebbe partire, solo così si può capire cosa davvero questo continente può diventare, quali sono i suoi punti di forza, quali i suoi coni d’ombra…
Non basta essere informati sulle “notizie” che vengono da Bruxelles: questo è ciò che il progetto ha voluto fare. La dinamica attivata dai restorative circles non ha collocato i partecipanti su un piano esclusivamente cognitivo e ricognitivo delle idee, ma ha permesso a tutti di scoprire il significato di essere cittadini europei sul piano dell’esperienza concreta, scoprendo ciò che di “europeo” è presente nella quotidianità di tutti. È così emerso in modo naturale, circle dopo circle, il bisogno di saperne di più degli “altri europei” in carne ed ossa: delle originalità di ciascun popolo, delle relazioni umane che già legano in una fitta rete le persone su tutto il continente.
Ecco il risultato di un dialogo autentico e profondo sull’Europa, un dialogo che la metodologia dei Circles ha reso possibile. I partecipanti al progetto Restorative Circles for Citizens in Europe non sono necessariamente “usciti” dal cerchio con un punto di vista diverso su cosa andrebbe fatto in Europa, ma con la consapevolezza che questo continente è fatto di vite interconnesse e che l’Europa non è un elemento estraneo alla nostra vita, ma è parte integrante del contesto in cui facciamo le nostre scelte quotidiane.
Un granello di consapevolezza che però è essenziale per lo sviluppo di una cittadinanza attiva e che sia all’altezza delle sfide che questo continente ha davanti a sé.
Emanuele Murra, coordinatore RCCE per l’Italia
RCCE Un anno di eventi – quadro di sintesi
Qui la pubblicazione
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