Foto di Steinar Engeland su Unsplash

Qualche tempo fa, stavo chattando con una persona conosciuta su Instagram, una delle tante “platforms capitalism“, ovvero quelle piattaforme che offrono servizi digitali per intermediare, connettere, facilitare e monetizzare le interazioni tra utenti.

Tra noi c’era sicuramente un certo sentore di interesse reciproco, ma poi, come spesso accade sui social, lei ha smesso di rispondere ai messaggi. Di punto in bianco, ha fatto ghosting, ovvero quel comportamento caratterizzato dalla cessazione unilaterale, improvvisa e senza spiegazioni della comunicazione online. Un comportamento ormai diffuso nelle relazioni nate sui social media, una normalità che mi ha comunque lasciato alquanto dispiaciuto.

Questo episodio mi ha fatto nuovamente riflettere su quanto siano dannosi i social media. Sul nostro sito è un tema ricorrente1 .

Queste piattaforme, originariamente create per favorire connessioni e rafforzare legami con persone lontane, oggi presentano un risvolto negativo: incoraggiano a trattare la costruzione di relazioni umane come un gioco, dando origine a comportamenti scorretti che presumibilmente non adotteremmo mai offline.

Queste piattaforme rappresentano una fabbrica di relazioni a breve termine, concepite per un mondo in cui le relazioni sono diventate quasi un secondo lavoro e devono quindi essere rese il più possibile efficienti e flessibili alla nostra quotidianità. L’idea di convenienza si concretizza in profili banali, per cui le persone vengono “accettate” o “ghostate” in base a poche informazioni decontestualizzate, alle foto, le storie e alla loro interpretazione che le rendono desiderabili o meno. Meno contenuti creativi hai, meno interessante sei.

Questa rapida scrematura è facilitata anche dal fatto che, se trattiamo le relazioni come un gioco, dallo schermo del nostro smartphone nessuna delle persone che ci vengono proposte dalle app è reale finché non la si incontra di persona. E qui sorge il problema più grande: pare che nessuno abbia più voglia di incontrarsi. Le app stesse offrono la possibilità di trovare qualcuno che percepiamo come “migliore” nel giro di pochi secondi, spingendoci a lasciare indietro la persona con cui stavamo interagendo fino a pochi minuti prima. Queste app infatti sono progettate per restarci non per uscirne.

In un mondo di ghosting, quindi, siamo circondati da fantasmi, persone che appaiono per scomparire. È importante però comprendere anche le implicazioni emotive delle proprie interazioni online per sviluppare un senso di empatia digitale e responsabilità morale.

L’aspetto allarmante non riguarda solo le conseguenze emotive e psicologiche a livello individuale, ma anche a livello collettivo. Quando un fenomeno di disimpegno morale come il ghosting diventa normalizzato e accettato su larga scala, c’è il rischio che ci si abitui a trattare ed essere trattati con indifferenza. Ciò porta inevitabilmente a ignorare i sentimenti altrui, contribuendo così a un silenzioso e subdolo processo di disumanizzazione dell’altro.

Più un comportamento diviene comune all’interno di un contesto specifico, più è probabile che le persone possano diventare insensibili a esso. Così l’abitudine di trattare ed essere trattati con indifferenza può portare a considerare tale comportamento normale, normalizzando altresì l’atto di ignorare i sentimenti altrui e disumanizzarne la presenza online.

Questo fenomeno mette in crisi l’empatia all’interno dei contesti digitali, nei quali oggi, avviene gran parte delle interazioni interpersonali.

Il ghosting segnala il punto in cui le potenzialità straordinarie del più efficace mezzo di telecomunicazione mai messo a punto dall’essere umano si rivoltano contro l’uomo stesso, aprendo uno spazio disumanizzante nei suoi rapporti sociali.

In un mondo sempre più interconnesso, è importante promuovere relazioni basate sulla comunicazione, il rispetto e l’empatia. Per contrastare questa tendenza, è necessario educare tutte le generazioni a sviluppare un senso di empatia digitale, riconoscendo l’importanza di trattare gli altri con rispetto e considerazione anche nel mondo virtuale.

1Ne abbiamo anche fatto un progetto (anzi due), che trovate QUI e QUA.

Gianfranco Gatti

Fonti

Bandinelli, C., & Gandini, A. (2022). Dating apps: The uncertainty of marketised love. Cultural Sociology, 16(3), 423–441. DOI.

Brizio S, L’amore nell’era degli algoritmi: inferno capitalista o nuova frontiera?

Di Mele, L., & Lo Sardo, A. (2024). Scomparire nell’era dell’ipervisibilità: opzioni media- ducative per il fenomeno del ghosting. Media Education – Studi, ricerche e buone pratiche, 15(1).

Lolli A., I nostri fantasmi.

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