Secondo gli ultimi dati Eurostat la disoccupazione giovanile in Italia è salita al 42% mentre il tasso di disoccupazione generale è quasi al 13%.
I molti sforzi compiuti per anni nel settore dell’educazione e della formazione, dunque, non sono serviti a frenare durevolmente l’aumento della disoccupazione in Europa (basti pensare ai milioni di euro spesi per alimentare gli Enti di formazione, che nutrono se stessi senza produrre un reale impatto e una ricaduta occupazionale sui nostri territori).
Oggi la disoccupazione di lunga durata non solo persiste, ma continua a salire, andando a fare leva sull’esclusione sociale, in particolare fra i giovani, che aumenta sempre più.
Nonostante ciò Istruzione e Formazione sono ancora chiamate ad essere la chiave per aprire e risolvere il problema dell’occupazione e di tutti gli altri che ne conseguono.
A conferma di ciò è il fatto che oggi l’individuo si trova sempre più a dover comprendere e affrontare situazioni complesse che evolvono in maniera imprevedibile, nonostante i progressi della scienza dovrebbero garantirgli una loro maggiore padronanza. Egli si trova in presenza di una varietà crescente di oggetti fisici, di situazioni sociali, di contesti geografici o culturali ed è sottoposto ad una profusione di informazioni oggetto di numerosissime interpretazioni e analisi parziali.
Esiste quindi il rischio che la società europea si divida fra coloro che possono (riescono ad) interpretare, coloro che possono soltanto utilizzare e coloro che sono esclusi da entrambi. In altri termini, fra coloro che sanno e coloro che non sanno. La sfida per la società della conoscenza è di ridurre il divario fra questi gruppi, permettendo nello stesso tempo la progressione e lo sviluppo dell’insieme delle risorse umane (Libro Bianco: Insegnare e apprendere, 1995).
A tal fine, come è noto, il Parlamento europeo e il Consiglio, nel 2006, hanno approvato una raccomandazione relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente.
Esse rappresentano una combinazione di conoscenze, abilità e attitudini appropriate al contesto. In particolare, sono necessarie per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione.
Le competenze chiave sono essenziali in una società della conoscenza e assicurano maggior flessibilità ai giovani ed ai lavoratori per adattarsi in modo più rapido a un mondo in continuo mutamento e sempre più interconnesso. Inoltre, tali competenze sono un fattore di primaria importanza per l’innovazione, la produttività e la competitività e contribuiscono alla motivazione e alla soddisfazione dei lavoratori e alla qualità del lavoro.
Ancora, le competenze chiave dovrebbero essere acquisite in tutto l’arco della vita, e quindi anche dagli adulti, attraverso un processo di sviluppo e aggiornamento delle loro abilità.
L’acquisizione delle competenze chiave si integra bene con i principi di parità e accesso per tutti. Il presente quadro di riferimento si applica anche e soprattutto ai gruppi svantaggiati, che hanno bisogno di sostegno per realizzare le loro potenzialità educative. Esempi di tali gruppi includono le persone con scarse competenze di base, i giovani che abbandonano prematuramente la scuola, i disoccupati di lunga durata, le persone disabili, i migranti, ecc.
Il quadro di riferimento delinea otto competenze chiave e descrive le conoscenze, le abilità e le attitudini essenziali ad esse collegate. Nello specifico le competenze delineate dalla raccomandazione UE sono:
- la comunicazione nella lingua madre;
- la comunicazione in lingue straniere;
- la competenza matematica e le competenze di base in campo scientifico e tecnologico;
- la competenza digitale;
- imparare ad imparare, ovvero l’abilità metacognitiva consistente nel dominio del proprio processo di apprendimento, organizzazione del proprio studio sia a livello individuale che in gruppo, la consapevolezza relativa a metodi e opportunità;
- le competenze sociali e civiche ovvero le competenze personali, interpersonali e interculturali e tutte le forme di comportamento che consentono alle persone di partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita sociale e lavorativa. La competenza sociale è collegata al benessere personale e sociale. È essenziale comprendere i codici di comportamento e le maniere nei diversi ambienti in cui le persone agiscono. La competenza civica e in particolare la conoscenza di concetti e strutture sociopolitici (democrazia, giustizia, uguaglianza, cittadinanza e diritti civili) dota le persone degli strumenti per impegnarsi a una partecipazione attiva e democratica;
- senso di iniziativa e di imprenditorialità che significa il saper tradurre le idee in azione. In ciò rientrano la creatività, l’innovazione e l’assunzione di rischi, come anche la capacità di pianificare e di gestire progetti per raggiungere obiettivi. L’individuo è consapevole del contesto in cui lavora ed è in grado di cogliere le opportunità che gli si offrono. È il punto di partenza per acquisire le abilità e le conoscenze più specifiche di cui hanno bisogno coloro che avviano o contribuiscono ad un’attività sociale o commerciale. Essa dovrebbe includere la consapevolezza dei valori etici e promuovere il buon governo;
- consapevolezza ed espressione culturali, che implicano la consapevolezza dell’importanza dell’espressione creativa di idee, esperienze ed emozioni attraverso un’ampia varietà di mezzi di comunicazione, compresi la musica, le arti dello spettacolo, la letteratura e le arti visive.
Le competenze chiave sono tutte interdipendenti e per ognuna l’accento è posto sul pensiero critico, la creatività, l’iniziativa, la capacità di risolvere problemi, la valutazione del rischio, la presa di decisioni e la gestione costruttiva delle emozioni. L’elenco non deve essere inteso in senso gerarchico ma tutte sono da considerarsi ugualmente importanti.
Come si può intuire, queste otto competenze chiave non possono essere recepite tramite il classico approccio formale fatto di lezioni frontali e compiti a casa. Ad opinione dello scrivente, ad oggi, gli attori responsabili della formazione professionale e non, non sono riusciti a creare un metodo di apprendimento vincente. Il fallimento di tanta formazione va individuato soprattutto in un approccio didattico alquanto obsoleto ed ancora fatto soprattutto di lezioni in aula frontali unite a (spesso finti) stage pratici da esse al quanto distaccati.
Persino nelle scuole è tuttora difficile favorire l’apprendimento di queste competenze proprio in quanto il sistema educativo italiano è tradizionalmente caratterizzato da rigidità disciplinari e da un marcato accento sulle conoscenze piuttosto che sulle competenze.
L’approccio per competenze rappresenta una rivoluzione copernicana per l’insegnamento e la formazione, una rivoluzione che non tutti sono pronti a recepire. Si tratta di un passaggio difficile tra un sapere fatto di nozioni ad un sapere che permette di tradurre quelle nozioni in abilità concreta, pensiero intuitivo e creativo, flessibilità metodologica e pratica.
Cosa fare allora per favorire realmente l’apprendimento delle competenze chiave? La risposta completa può venire solo dagli esperti del settore, ne sono consapevole. Ma quello che mi sento di affermare come Presidente di Demostene Centro Studi è tentare di mettere i giovani al centro e coinvolgerli nell’ideazione di progetti, rendendoli protagonisti di progetti, iniziative, percorsi didattici, formativi, professionali, culturali, cercando di sviluppare in loro creatività e iniziativa per favorire dunque realmente l’apprendimento delle tanto conclamate competenze chiave.
Gianfranco Gatti
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